Il Litorale Romano, terra di Santi

I Santi del litorale

L’ultimo Vescovo di Ostia divenuto Papa è Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, di una serie di dodici (dieci i cardinali), fra i quali due Beati, Innocenzo V (1276) e Benedetto XI (1303-1304). Era, quella di Ostia (a suo tempo con epicentro nell’attuale Ostia Antica), la seconda diocesi per importanza nel mondo cristiano, specialmente nei primi secoli, come approdo di tanti fedeli verso Roma e al centro dell’esteso litorale laziale che si prolunga a sud verso la Campania e a nord con un’altra diocesi, altrettanto storica, quella di Porto e Santa Rufina. Al di là dagli spesso fittizi confini geografici c’è una comunità di vicende e una contiguità di dati culturali, archeologici, urbanistici artistici e religiosi che ne fanno un unicum al mondo; forse, possiamo aggiungere, non sufficientemente valorizzato.

La memoria di un aggregato umano, di una società va coltivata in tutti i suoi aspetti, cosa che, ripetiamo, non succede in modo adeguato per il patrimonio che gravita attorno a Ostia Antica, fatto non soltanto di ruderi da conservare ma di una narrazione di civiltà da ritrovare e raccontare. Non è illecito chiedersi quali tracce abbia lasciato l’espansione del cristianesimo, spesso produttore di una cultura alta e contemporaneamente di una spiritualità che trova le sue espressioni migliori nella gente comune, in un popolo di Dio missionario della fede. Ci sono i testimoni, ci sono pagine ormai patrimonio dell’umanità; basta avere la pazienza di andare a cercare gli uni e le altre per impostare un itinerario forse particolare (e, perché no?, turistico) ma non riduttivo. Vogliamo parlare dei santi del litorale.

Martyrdom of Saint Hippolytus

Sant’Ippolito e gli altri martiri di Porto

Durante alcuni scavi nel sito archeologico dell’Isola Sacra, a Fiumicino, sono state scoperte nel 1975 le reliquie di Ippolito, tradizionalmente conosciuto come primo vescovo di Porto, martire verso il 250 . Si ha notizia di altri martiri certi, sempre nell’area di Porto, come San Giacinto, sacrificato alla fede attorno all’anno 100 o 200, il soldato romano Ercolano, la Santa Epitteto e i Santi Maprile e Felice. Storicamente accertati i fratelli, tutti santi, Eutropio, Zosima e Bonosa, attorno al 207-211: le loro reliquie erano conservate sino al 1700 in un piccolo tempio cristiano a Capo due Rami dedicato a San Lorenzo, sino a quando furono trasferite e disperse in altre chiese dell’Urbe; e accanto a loro si ricordano i cinquanta soldati romani, convertiti da Santa Bonosa, fatti uccidere a Porto perché confessori della fede. Sempre in quella zona si ha memoria di altre vittime della fede, Pellegrino, Aprile, Giusto, Giulio, probabilmente pellegrini giunti a Roma per venerare le tombe degli Apostoli, e che proprio nel Porto della capitale dell’Impero abbiano trovato la morte testimoniando Cristo.

Sant’Aurea, patrona dei marinai

A Ostia Antica sorge la basilica di Sant’Aurea, patrona della diocesi e dei marinai del litorale. Di nobile famiglia romana, al tempo dell’imperatore Claudio II il Gotico (circa 270 d.C.) Aurea, a causa della sua fede cristiana, fu prima imprigionata e sottoposta a tormenti, e poi confinata a Ostia nei suoi possessi; di nuovo arrestata, fu ancora torturata e infine gettata in mare con una pietra al collo. Il suo corpo, portato a riva dalle onde, venne sepolto a Ostia Antica, approssimativamente nel luogo in cui fu eretto in seguito il tempio in suo onore, che oggi è la cattedrale della diocesi suburbicaria di Ostia. La basilica fu ingrandita verso la fine del 1400, quando Baccio Pontelli costruì il castello e incluse la chiesa nella cinta di difesa; cadde poi in rovina, ma fu restaurata e arricchita nel 1627 dal cardinale Ottavio Bandini, Vescovo di Ostia.

The Virgin and Child with Saints Dominic and Aurea, Duccio, about 1312-1315

Sant’Agostino e Santa Monica: “ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all’altare del Signore”

Sulla destra della basilica è posta la cappella della madre di Sant’Agostino, santa Monica (vi è conservata una Estasi di santa Monica di Pietro da Cortona), con una lapide sepolcrale, scoperta nei pressi della chiesa nel 1945, che ricorda il culto antico verso il corpo della santa. I suoi resti vi rimasero sino al 1430, quando Papa Martino V li fece traslare nella chiesa di San Trifone in Posterla a Roma, oggi basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio. Si pensa che in quella località fosse la dimora dei due santi, per alcuni giorni, in attesa di partire per l’Africa, e che lì lei morì.

La memoria della loro permanenza è affidata ad alcune celebri pagine contenute nelle Confessioni del Vescovo di Ippona. “All’avvicinarsi del giorno – egli scrive della madre, indirizzandosi a Dio – in cui doveva uscire da questa vita, giorno a te noto, ignoto a noi, accadde, per opera tua, io credo, secondo i tuoi misteriosi ordinamenti, che ci trovassimo lei ed io soli, appoggiati a una finestra prospiciente il giardino della casa che ci ospitava, là, presso Ostia Tiberina, lontani dai rumori della folla, intenti a ristorarci dalla fatica di un lungo viaggio in vista della traversata del mare. Conversavamo, dunque, soli, con grande dolcezza. Dimentichi delle cose passate e protesi verso quelle che stanno innanzi, cercavamo fra noi alla presenza della verità, che sei tu, quale sarebbe stata la vita eterna dei santi, che occhio non vide, orecchio non udì, né sorse in cuore d’uomo. Aprivamo avidamente la bocca del cuore al getto superno della tua fonte, la fonte della vita, che è presso di te (Sal. 35,10), per esserne irrorati secondo il nostro potere e quindi concepire in qualche modo una realtà così alta”.

Monica si era preparata una tomba in Africa, ma, ammalatasi, all’approssimarsi della morte decise in modo diverso: “Seppellite questo corpo – disse, secondo quanto ha scritto il figlio – dove che sia, senza darvene pena. D’una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all’altare del Signore”; “Nulla – aggiunse – è lontano da Dio, e non c’è da temere che alla fine del mondo egli non riconosca il luogo da cui resuscitarmi”. E Agostino, a conclusione di pagine di grande letteratura e di eccelsa spiritualità, termina il suo lamento filiale: “… Privato di lei così, all’improvviso, mi prese il desiderio di piangere davanti ai tuoi occhi su di lei e per lei; lasciai libere le lacrime che trattenevo di scorrere a loro piacimento, stendendole sotto il mio cuore come un giaciglio su cui trovò riposo. Perché ad ascoltarle c’eri tu, non un uomo qualsiasi, che avrebbe interpretato sdegnosamente il mio compianto”.

Burial of Saint Monica and Saint Augustine Departing from Africa Master of Osservanza Tempera and gold on vellum, 24.7 x 27 cm, 1430 circa, Cambridge, Fitzwilliam Museum

San Gaspare del Bufalo, il “predicatore dei briganti”

Dall’antichità ai tempi moderni. Oltre una tradizione di monaci, claustrali ed eremiti (spesso in odore di santità) che hanno alimentato la pietà popolare nella vasta area del litorale, due sono le figure che, in modi diversi, hanno testimoniato la loro fede: San Gaspare del Bufalo e Maria Goretti. “Predicatore dei briganti”, San Gaspare è un esempio di quella missione “verso le periferie” alla quale spinge Papa Francesco. Ma a lui la chiesero altri due Pontefici, Leone XII e Pio VII, preoccupati, attorno alla prima metà dell’Ottocento, della situazione di insicurezza nelle campagne romane e pontine e nelle zone collinari a causa della presenza di bande di delinquenti (una sorta di criminalità mafiosa organizzata come quella dei tempi nostri). Il giovane sacerdote – di cui si ricorda l’eleganza dell’aspetto – sostituì in pratica i gendarmi pontifici, che avevano timore a confrontarsi con i briganti, mediante due armi improprie, la carità e la misericordia evangelica. Li inseguiva (in alcuni luoghi del litorale e delle selve montane se ne conserva memoria) sino nelle loro tane, intesseva con loro, che lo rispettavano, un dialogo d’amore, convincendoli alla conversione e salvandone numerosi dalla forca. Così fu in parte limitato il fenomeno del banditismo attorno a Roma.

Fiducioso nel fatto che la richiesta dei Papi “fosse un ordine di Cristo – disse di lui Giovanni Paolo II dinanzi ai membri della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue da lui istituita – il vostro Fondatore non esitò ad obbedire, anche se il risultato fu che molti lo accusarono di essere troppo innovatore. Gettando le sue reti nelle acque profonde e pericolose, fece una pesca sorprendente”. L’”Angelo della pace”, il “Terremoto spirituale” – così lo chiamavano i contemporanei per la sua dolcezza e allo stesso tempo per la forza della sua determinazione – fu definito da Giovanni XXIII, in occasione della chiusura del Sinodo romano nel 1960, come “gloria tutta splendente del clero romano”.

Santa Maria Goretti, la santa bambina
E concludiamo con Maria Goretti, la Santa bambina uccisa in un tentativo di violenza carnale al quale lei resisté sino al martirio. Avvenne nel luglio del 1902, in una cascina a pochi chilometri da Nettuno, dove Maria abitava con la sua famiglia di contadini poveri. Ferita a morte a colpi di coltello dal suo assalitore, il diciottenne Alessandro Serenelli, prima di morire perdonò il suo aggressore. Fu proclamata Santa da Pio XII nel 1950; le sue spoglie, nel Santuario di Nettuno in vista del mare intitolato a lei e a Nostra Signora delle Grazie, sono oggetto di continua venerazione popolare. Una santità chiama l’altra: Alessandro Serenelli, che ha scontato trent’anni di reclusione, dopo l’assassinio condusse una vita di pentimento e di preghiera che ha fatto aprire un processo canonico di riconoscimento di virtù cristiane.

La storia del litorale, quindi, ha come epicentro Ostia Antica e si irraggia nel tempo e nello spazio in tutti i suoi significati culturali e spirituali. Con una ricchezza di itinerari che possono soddisfare esigenze diverse, dalla curiosità intellettuale all’approfondimento dei significati religiosi, in una ricerca di dialogo che esalti i valori della persona umana.


Angelo Paoluzi è stato direttore dell’Avvenire ed è oggi direttore dell’Osservatore della Domenica e vicepresidente dell’UCSI, attualmente è docente e coordinatore della Scuola di giornalismo alla Lumsa di Roma.

239 Condivisioni