La Villa di Plinio (Villa della Palombara) a Castelfusano

La “Villa della Palombara”, erroneamente detta Villa di Plinio il giovane, nella pineta di Castel Fusano

La tenuta di Castel Fusano, la cui estensione ammonta a circa mille ettari, fu acquisita nel 1933 dal Comune di Roma e trasformata in parco pubblico per legge regionale nel 1980. Essa collega la foce del Tevere alla tenuta presidenziale di Caste Porziano e costituisce il sistema di verde suburbano più rilevante tra la città di Roma ed il litorale laziale. Il fondo “Fusano” appartenne in origine al monastero di San Paolo, in seguito a quello di Sant’Anastasio alle Tre Fontane, poi passò nelle mani di varie famiglie nobiliari quali i Fabii, gli Albertoni, e i Della Valle che ne entrarono in possesso nel 1570. Nel 1620 la tenuta fu acquistata dai Sacchetti che ne costruirono il castello per alienarlo nel 1755 alla famiglia dei Chigi. La pineta monumentale è il risultato dell’opera di piantumazioni successive di pini domestici, iniziate nei primi decenni del ‘700 da Marchese Marcello Sacchetti e proseguite a cura della famiglia Chigi prima, e dal Comune di Roma dopo. Attualmente, in conseguenza del rovinoso incendio del 2000, la pineta è oggetto di cure costanti ed oculate da parte dell’Amministrazione Comunale e del Corpo Forestale dello Stato. All’interno della tenuta, i resti archeologici per anni erroneamente identificati con la villa posseduta e descritta da Plinio il Giovane, costituiscono senza dubbio il punto di interesse più rilevante di tutto il complesso naturalistico. Le ultime campagne di scavo promosse dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma hanno confermato la non correlazione tra quanto descritto da Plinio e quanto riportato in luce. Oggi, la villa di Plinio il Giovane viene riconosciuta nei resti della “Villa Magna”, rinvenuta in località Grotte di Piastra all’interno della tenuta di Castel Porziano.

La villa della “Palombara”, chiamata così per la presenza di un grande leccio utilizzato nel XIX secolo per la caccia ai “palombi” (piccioni selvatici) si estende all’interno del parco naturale di Castel Fusano, a pochi metri dal tracciato dell’antica via Severiana. Essa è anche erroneamente identificata con la famosa villa appartenuta e descritta da Plinio il Giovane (Como 61 d.C. – Nicomedia 113 d.C.) in una sua lettura inviata all’amico Gallo. I primi scavi furono condotti all’inizio del Settecento e portarono all’errata identificazione della villa della “Palombara” con quella di Plinio. Fu invece il professor Antonio Maria Colini, che scavò la villa a metà del secolo, ad attribuire il complesso residenziale a Quinto Ortensio Ortalo (114 a.C. – 50 a. C.), il celeberrimo oratore romano amico di Cicerone. Le recenti campagne di scavo condotte tra il 1989 ed il 2008 dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma hanno rimesso in luce buona parte dell’impianto residenziale ed hanno contestualmente evidenziato la mancata corrispondenza delle strutture emerse con quelle descritte dallo stesso Plinio. La villa si sviluppa su quote diverse e risulta articolata in più fasi costruttive. L’ultima campagna di scavo ha permesso di identificare almeno sei fasi edilizie del complesso che vanno dall’età tardo-repubblicana al medio impero, dal I secolo a.C. al III secolo d.C. L’area in cui sorgono i resti archeologici della villa della Palombara, in epoca imperiale consisteva in una striscia sabbiosa poco ampia interposta tra il mare e la laguna nell’entroterra. La notevole migrazione verso il mare della foce del Tevere era sostanzialmente limitata nella zona a nord del canale dello stagno.

Le terme

Particolari del mosaico delle terme della Villa di Plinio (fare clic su una delle immagini per aprire la fotogallery)

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Per mezzo di una piccola scala posizionata nell’angolo sud-occidentale del peristilio si accede al vestibolo delle terme sul sui pavimento è visibile il mosaico in bianco e nero raffigurante Nettuno su carro trainato da cavalli marini. La scena, che si sviluppa intorno al soggetto divino posto centralmente, presenta: due suonatori, un personaggio femminile con un sistro (antico strumento di origine egiziana) ed uno maschile con un flauto; una figura femminile con coda pisciforme che regge nella mano un tirso (lungo bastone con una pigna in cima) e vari animali marini, tra cui ippocampi, un leone marino, un’aragosta, un gambero, alcuni pesci ed un delfino. Il mosaico sulla base del confronto con il mosaico delle terme di Nettuno ad Ostia si data intorno al 139 d. C. Sul lato nord-est del vestibolo si aprono due piccoli spogliatoi (apodyteria). Dal lato nord-est si passa alla zona per il bagno di acqua fredda (frigidarium) con vasca semicircolare a nord-est e forse tre vaschette rettangolari sul lato nord-est. Da qui si accede alla zona tiepida (tepidarium), di passaggio tra il fregidarium e il calidarium con grande vasca rettangolare e sedute in marmo lungo le pareti. L’ambiente per i bagni caldi (calidarium), a sud-est era riscaldato da un caldaia (praefurnium). L’impianto termale ha avuto più fasi di sviluppo: sono visibili infatti murature in opus mixtum (opera reticolata mista all’opera laterizia) inquadrabile nella V fase evolutiva del complesso residenziale (117 – 161 d. C.) e strutture in opera laterizia riferibili a restauri di epoca posteriore. La presenza di murature in epoca incerta nel calidarium ha fatto supporre che il complesso termale fosse già previsto nel primo impianto della villa per poi essere completamente ricostruito in età adriano-antoniana (V fase: 117 – 161 d.C.).

Il peristilio

Il peristilio (dal greco perì-intonro e stylos-colonna) viene costruito nella prima fase di vita della villa (seconda metà I sec. a. C. – inizi I sec. d. C.) si tratta di un piccolo giardino circondato da un portico di forma quadrata, facente parte della sona “pubblica” del complesso residenziale.

Il Peristilio della Villa di Plinio il giovane a Cestel Fusano
Il peristilio della villa di Plinio

Si entrava al peristilio dalla parte del mare (di fronte a chi guarda) passando al di sotto di un arco monumentale, ora non più visibile, fiancheggiato da due colonne. Da qui si aveva accesso al giardino; sul fondo del per la fila esterna di colonne si interrompeva con un arco simile a quello dell’ingresso, posto in asse con esso. L’arco in laterizi attualmente visibile è una ricostruzione fatta negli anni Cinquanta del secolo scorso da professore Antonio Maria Colini. Alle spalle dell’arco in mattoni si apre il triclinium (ambiente utilizzato per i banchetti), decorato con un pavimento a mosaico nero. Il portico era composto da una doppia fila di colonne che sorreggevano la copertura costituita da tetto a doppio spiovente. Le colonne, in muratura erano rivestite di stucco bianco per renderle somiglianti al marmo. La parete interna del portico doveva invece essere dipinta di rosso in una fascia a spina di pesce (opus spicatum). In una fase successiva (fase V: età adrianeo – antoniniana: 117 – 192 d. C.) viene aggiunta la fontana in mattoni a pianta mistilinea, visibile ancora oggi al centro del giardino, e la fila di colonne interna viene dotata di una balaustra in muratura. A sud-ovest del peristilio (presso l’angolo a destra si accedeva alle terme tramite alcuni gradini e ad est (a sinistra) alla zona residenziale, posta più in altro su una duna di sabbia.

L'arco della Villa di Plinio il giovane a Castel Fusano
L’arco della villa

La basilichetta paleocristiana anonima

La basilica paleocristiana (m 16.60 x 9.40) che sorge fuori dal muro di recinzione nord-orientale della villa della “Palombara”, a pochi passi dall’antico tracciato della via Severiana, fu scoperta “casualmente” nel 1939 da Antonio Maria Colini. Nel 1953, durante le indagini condotte da Guglielmo Gatti..all’esterno dell’ingresso della chiesa, vennero portate alla luce una tomba di bambino con copertura a cappuccina ed un sarcofago in marmo con scene marine ed iscrizione funeraria, datato per stile e tecnica al 150-175 d. C. Sono state riconosciute due fasi di vita della basilica. Nella prima fase (IV secolo d.C.) la chiesa è a navata unica, con abside semicircolare aggettante e il portico con colonne coperto da un tetto a doppio spiovente. Nella seconda fase all’interno della navata viene realizzata una schola cantorum (spazio antistante all’altare, riservato ai cantori e solitamente delimitato da un recinto in muratura, spesso decorato con lastre di marmo), mentre all’esterno gli spazi laterali vengono tamponati con murature tra le colonne.

Ingresso alla Villa di Plinius
L’ingresso è libero: a destra del portone c’è un buco nella recinzione.


Stefano Lesti Stefano Lesti
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