Apollodoro di Damasco, l’architetto che progettò il Porto di Traiano
Nonostante il nome greco, Apollodoro di Damasco (50/60–130 d.C.), celebre architetto e scrittore romano, aveva origini nabatee. Fu tra i favoriti dell’imperatore Traiano ed è ritenuto l’architetto dell’ultimo rifacimento del Pantheon. Il Foro di Traiano è probabilmente la sua opera più celebre ed ambiziosa. Lo sviluppo demografico di Roma, che con ogni probabilità raggiunse il suo punto più alto in quegli anni, o subito dopo, imponeva un complesso monumentale più ampio e rappresentativo dei precedenti.
Tra le opere principali il Foro di Traiano, la celebre Colonna di Traiano, i Mercati di Traiano, il Pantheon adrianeo, il porto di Traiano a Fiumicino, l’Arco di Traiano ad Ancona, l’Arco di Traiano a Benevento, il Ponte di Traiano sul Danubio realizzato durante la conquista della Dacia, la Romania attuale.
In seguito all’ascesa di Adriano, Apollodoro, come raccontato da Cassio Dione, cadde in disgrazia per aver offeso il nuovo imperatore fin da tempo prima che lo diventasse, deridendone le opinioni architettoniche e in più dicendogli esplicitamente: “Tu non capisci niente di queste cose”; ma anche in seguito, trovando difetti sia sulla progettazione del Tempio di Venere e Roma, cui lo stesso imperatore aveva messo mano, sia polemizzando riguardo le statue delle dee in esso contenute, a suo modo di concepire arte e spazi troppo grandi rispetto alle celle in cui erano situate: “Se volessero alzarsi (dai troni) e andarsene, sarebbero impossibilitate a farlo”.
Adriano divenuto appena imperatore lo esiliò e, dopo qualche tempo, lo fece uccidere. Apollodoro scrisse anche un trattato sulle macchine d’assedio per la guerra, che dedicò al suo grande amico e mecenate, Marco Ulpio Nerva Traiano, l'”Optimo Princeps”, il primo imperatore straniero della storia imperiale. Di origine in parte ispanica e in parte umbra sotto il suo regno Roma conobbe il massimo dell’espansione e della potenza economica e militare che il mondo aveva visto né vide mai più.
Autore: Stefano Lesti