Il porto di Traiano

 

Portus, il porto di Traiano

Nel secondo secolo d.C. l’esigenza di ottimizzare gli approvvigionamenti dell’impero di Roma giunto sotto Traiano al massimo della potenza economica e militare portò ad investire risorse pubbliche cospicue per la realizzazione di un nuovo impianto portuale più riparato sicuro e moderno, adeguato alla sempre maggiore e crescente mole dei traffici marittimi internazionali che in quegli anni di grandezza e splendore vide toccare l’apice assoluto della storia di Roma antica.

Al precedente impianto portuale di Claudio, che mantenne una funzione di rada anche in seguito all’abbandono causato dagli insabbiamenti e dall’avanzare della linea di costa del Tirreno verso l’interno, venne aggiunto un bacino artificiale di forma esagonale, ritenuto più idoneo alle operazioni di attracco, carico e scarico delle merci. Scavato per intero nella terraferma era collegato al Tevere mediante un nuovo sistema di canali.

Tutte le ricostruzioni: Viviana Meucci | Some rights reserved
Ricostruzioni di Viviana Meucci | Some rights reserved

Il molo, progettato così come l’intera struttura dall’architetto e scrittore romano di origine nabatea, Apollodoro di Damasco, particolarmente stimato e considerato dall’imperatore Traiano, misurava su ognuno dei lati 358 metri e la sua superficie totale era di circa 33 ettari. Il bacino poteva ospitare all’interno almeno 200 navi di grande tonnellaggio che potevano attraccare alla prima fila della banchina e scaricare merci, soldati, schiavi e animali provenienti da ogni parte dell’impero. Il faro del porto fu realizzato sulla copia di quello del porto di Leptis Magna, nella Libia attuale.

 

Attualmente l’intera zona è suddivisa tra il demanio statale e privati e comprende anche una parte dell’insediamento limitrofo di Portus, l’antica cittadina che nel 314 d.C. ottenne dall’imperatore Costantino il titolo di “Civitas” che le garantiva totale autonomia amministrativa da Ostia. L’intero bacino esagonale di Traiano, comprensivo dei resti delle strutture di stoccaggio ad esso pertinenti, ricade ai giorni d’oggi in aree di proprietà privata in prospicienza con il sito di Portus, che insieme alla parte in cui anticamente ricadevano i mastodontici magazzini di stoccaggio merci, gli “Horrea”, fanno parte della pertinenza della Sovrintendenza Archeologica di Roma. L’ingresso alle aree archeologiche suddivise ma comunque visitabili e aperte al pubblico è ubicato in corrispondenza dell’antica linea di costa di epoca tarda, in prossimità delle mura difensive della struttura, innalzate in seguito tra il V e il VI sec. d.C.

Alcune importanti università e scuole archeologiche straniere sono impegnate da diversi anni in progetti di ricerca nel sito archeologico di Portus tramite la stipula di convenzioni con la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma (sede di Ostia), riguardanti lo studio dei sistemi portuali dell’antica Roma ed il sistema di stoccaggio delle merci. Il sito di Porto è attualmente oggetto di studio all’interno di un progetto didattico finanziato dalla Commissione Europea (2010-2013) dal titolo “European Youth meet the Cultural Heritage”, che prevede un partenariato tra Comuni di Italia, Grecia, Malta e Romania per lo sviluppo di un modello europeo di valorizzazione del patrimonio culturale pensato per le nuove generazioni.


Un album Facebook con 37 ricostruzioni del porto di Traiano si trova su http://on.fb.me/1MvoVFS

Testo: Stefano Lesti

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